Il Governo archivia l’indagine sull’ipotesi di violazione del Golden Power in Pirelli ma la questione cinese resta aperta. Non c’erano elementi che confermassero la violazione delle prescrizioni o che l’autonomia gestionale del gruppo fosse stata compromessa ma le discussioni per sciogliere il nodo governante proseguono.
“Il Governo sta tenendo un costante e costruttivo dialogo con la società e gli azionisti finalizzato ad adeguarne, in tempi congrui, gli strumenti alle nuove esigenze normative dei suoi mercati di riferimento e assicurare la sua piena competitività in tutte le realtà nelle quali opera” fa sapere in serata Palazzo Chigi.
Il procedimento amministrativo riguardava un preciso periodo, tra il 16 giugno 2023, quando il decreto è stato emanato, ed il 31 ottobre 2024; e una particolare circostanza, “la presunta responsabilità in capo a Cnrc (China National Tire and Rubber) di garantire l’assenza di collegamenti organizzativi-funzionali” tra Pirelli da una parte e i cinesi dall’altra. Il 26 settembre è arrivato il decreto (trasmesso da Marco Polo International Italy a Pirelli due giorni dopo), la Presidenza del Consiglio ha deciso che “la presunta responsabilità in capo a Cnrc non abbia trovato conferma negli elementi acquisiti in quanto i comportamenti posti in essere dai Consiglieri non indipendenti designati da Cnrc nel periodo in esame non si sono concretizzati in atti o decisioni capaci di pregiudicare l’autonomia gestionale di Pirelli”.
Il tema della governance non può dirsi però sciolto, la contrapposizione tra il fronte italiano e quello cinese resta, il bilancio 2024 e le trimestrale sono state bocciati dai rappresentanti dell’azionista cinese e l’amministratore delegato Andrea Casaluci, è arrivato ad ammettere, in un’intervista, che lo stallo in consiglio “sta mettendo a rischio lo sviluppo futuro del gruppo”. La contesa parte dalla dichiarazione del venire meno del controllo che l’azionista cinese si rifiuta di accettare e si inasprisce di fronte ai paletti del Bureau of industry and security Usa che blocca le importazioni di auto che abbiano componenti cinesi (o di società con azionisti rilevanti cinesi com’è il caso di Pirelli). “In assenza di una soluzione, lo sviluppo delle tecnologie rilevanti di Pirelli sarebbe compromesso e di conseguenza anche la crescita futura sarebbe fortemente a rischio”.
A metà luglio Il dipartimento Usa del Commercio e dell’Industria è tornato in pressing ritenendo l’influenza di Sinochem in Pirelli ancora troppo rilevante per le regole americane. In una lettera alle autorità italiane il ‘golden power’ applicato da Roma nel 2023 per limitare l’influenza cinese e proteggere le attività italiane, tra cui un nulla osta di sicurezza industriale strategico che prevede limiti di accessibilità alle informazioni, non sarebbero sufficienti. La corrispondenza non è mai stata ufficialmente confermata e, di conseguenza nemmeno una risposta del governo italiano.
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