In Europa persiste una falla normativa che consente l’ingresso di veicoli cinesi di piccoli marchi attraverso l’omologazione individuale (Individual Vehicle Approval – IVA), procedura pensata per esemplari unici o prototipi ma utilizzata da importatori per immatricolare auto non sottoposte ai rigorosi test di tipo UE su sicurezza, emissioni e CO2. E’ quanto riporta un’inchiesta pubblicata sul supplemento Motori della Stampa in edicola oggi.
Mentre i grandi costruttori cinesi come BYD, Geely, Chery e MG operano con omologazioni complete e rispettano le norme – si legge – alcuni importatori – spesso operanti in Germania, Polonia o Repubblica Ceca – sfruttano questa via per introdurre modelli di brand minori, con motori endotermici o ibridi, bypassando i protocolli standard. Le auto, spesso con motori benzina da 1.500 cc, vengono immatricolate come “pezzi unici” e poi rivendute in altri Paesi UE, inclusa l’Italia, senza rete assistenza, garanzie ufficiali né ricambi. Il fenomeno, denunciato da fonti del settore, riporta sempre il dorso del quotidiano – crea concorrenza sleale per i produttori europei, costretti a investimenti massicci per rispettare norme stringenti, e rischia di penalizzare anche i marchi cinesi “seri” che investono in Europa. Consumatori a rischio: veicoli senza supporto post-vendita e potenzialmente non pienamente conformi agli standard UE.
Intanto, i dazi UE sulle elettriche cinesi (fino al 35,3% dal 2024) non colpiscono i modelli endotermici o ibridi, favorendo uno shift verso queste alimentazioni. La Commissione europea rivede la deadline 2035 per l’addio agli endotermici, aprendo a ibridi, ma il buco dell’IVA individuale resta. Il settore – conclude la Stampa – chiede un intervento urgente: controlli più severi e chiusura della falla per tutelare consumatori e industria europea. Promessi accertamenti con sanzioni, ma tempi incerti.
Automobile Magazine – Italia























