I comuni che piazzano autovelox, ad esempio sulle statali, dovranno comunicare al Mit quali apparecchi e dove sono appostati entro il 30 novembre. Pena: stop alle rilevazioni abusive della velocità e quindi alle multe, a questo punto illegittime.
Il Mit ha infatti pubblicato il decreto ministeriale che da’ il via al censimento e i Comuni hanno circa due mesi per rispondere. Una situazione evidentemente fuori controllo, come in casi particolari, come la statale Telesina o il Salento dove diversi comuni hanno messo il loro rilevatore di velocità ed incassano. Oltre 7 milioni l’anno per tutti i comuni coinvolti, come sottolineava Assoutenti, solo l’anno scorso. È online e operativa la piattaforma telematica, predisposta dal Ministero delle Infrastrutture e trasporti in ottemperanza al Decreto 18/8/2025, n. 305, per la trasmissione dei dati relativi ai dispositivi per l’accertamento delle violazioni dei limiti di velocità, annuncia il Mit sul proprio sito. Da oggi e per due mesi le amministrazioni e gli enti dai quali dipendono gli organi di polizia stradale devono inserire sul portale i dati relativi ai dispositivi o sistemi per l’accertamento.
L’inserimento dei dati relativi a ciascun dispositivo o sistema è la condizione necessaria per il legittimo utilizzo degli autovelox. Le amministrazioni e gli enti dai quali dipendono gli organi di polizia stradale, già abilitati all’inserimento attraverso le credenziali rilasciate del Ced della Direzione Generale Motorizzazione, devono inserire sul portale i dati relativi ai dispositivi o sistemi per l’accertamento quali, ad esempio, marca, modello, tipo, l’eventuale versione, la matricola e gli estremi del decreto Mit di approvazione o di estensione del dispositivo o sistema, si legge nella nota. Ogni variazione o modifica rispetto ai dati inseriti deve essere immediatamente comunicata.
Ma il ministero precisa anche: “L’inserimento dei dati relativi a ciascun dispositivo o sistema è la condizione necessaria per il legittimo utilizzo dei dispositivi o sistemi da parte di amministrazioni ed enti”. “Un obbligo per le amministrazioni locali – sottolinea il Codacons – che avranno ora 60 giorni di tempo per comunicare al Mit le informazioni richieste: allo scadere di tale termine, infatti, chi non fornisce i dati richiesti non potrà più utilizzare autovelox sul proprio territorio, con il conseguente spegnimento degli apparecchi a partire dal prossimo 30 novembre.
Sarà finalmente possibile – dice l’associazione – conoscere il numero di apparecchi installati in Italia, la loro ubicazione, e tutte le specifiche tecniche dei dispositivi usati da Comuni e forze dell’ordine, ma rimane ancora in piedi il problema sull’omologazione – spiega il Codacons – Il caos autovelox dura oramai da 18 mesi, da quando cioè la Cassazione ad aprile 2024 ha stabilito la nullità delle multe elevate dagli apparecchi approvati ma non omologati: oggi quasi il 60% degli autovelox fissi e oltre il 67% di quelli mobili, oltre a non essere omologato, è stato approvato prima del 2017, data che fa da spartiacque in tema di omologazione e possibile utilizzo degli apparecchi, con conseguente valanga di ricorsi da parte degli automobilisti multati. Il 30 novembre è quindi la data ultima: o i comuni forniscono i dati o spengono gli autovelox.
“Con la piattaforma telematica per il censimento degli autovelox parte una grande operazione trasparenza che il Paese attendeva da tempo. Finalmente sarà possibile ottenere, entro due mesi, una mappatura completa dei dispositivi per l’accertamento della velocità garantendo a tutti la libera consultazione. L’obbligo di inserimento dei dati come condizione necessaria per l’utilizzo degli autovelox rappresenta un importante meccanismo di tutela per i cittadini che troppo spesso sono vessati da un utilizzo distorto dei sistemi di rilevamento”, scrive in una nota il Sottosegretario al Mit Tullio Ferrante di Forza Italia.
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