Confindustria accende i riflettori sulla situazione che ormai da mesi coinvolge Pirelli e il socio cinese Sinochem, la cui presenza nel capitale con il 37% mette a rischio i piani di sviluppo dell’azienda. “Pirelli è oggi in stallo. Serve una risposta forte del Paese. Auspichiamo che il Governo difenda Pirelli, un’eccellenza del nostro Made in Italy” ha detto il presidente degli industriali, Emanuele Orsini, a margine di un evento a Parma.
Il Cyber Tyre messo a punto da Pirelli, un sistema hardware e software che consente la raccolta di dati attraverso i pneumatici e la loro trasmissione al sistema di controllo delle vetture, è entrato infatti nel mirino degli Usa con l’entrata in vigore, a marzo, delle nuove norme sui veicoli connessi che ne vietano la vendita e la commercializzazione se dotati di tecnologie di aziende con legami con Cina o Russia. Il Bureau of Industry and Security, del Dipartimento del Commercio Usa ha avvertito l’azienda del rischio di restrizioni in caso di mancata discesa della partecipazione cinese. “Senza una riduzione stabile della quota di Sinochem sotto il 25% – ha sottolineato Orsini – Pirelli non potrà crescere negli Usa, con gravi ricadute anche in Italia: molte nuove assunzioni e importanti investimenti sarebbero infatti a rischio”. In una recente intervista l’a.d. di Pirelli, Andrea Casaluci aveva infatti precisato che il rischio interessa anche l’Italia dove la tecnologia di Pirelli ha il suo cuore, con la Ricerca e Sviluppo di Milano, il Digital Solutions Center di Bari, il polo tecnologico di Settimo Torinese e la fabbrica di Bollate, dedicata ai pneumatici bici. In assenza di una soluzione in tempi rapidi rischia di naufragare anche il progetto per un nuovo centro di innovazione nella mobilità sostenibile.
Il management ha tentato una mediazione tra Camfin e Sinochem, proponendo un riassetto che avrebbe portato la quota cinese sotto il 25%, ma la proposta è stata respinta dai cinesi che hanno anche votato contro il bilancio di Pirelli, contestando che i documenti contabili dell’azienda oggi rilevano la sua perdita di controllo, dopo le limitazioni che le sono state imposte dal Governo italiano nel 2023 attraverso il Golden Power.
All’appello di Orsini, che si aggiunge a quelli del presidente del Senato, Ignazio La Russa, dell’ex premier Giuseppe Conte, del Pd Antonio Misani e del leader di Azione, Carlo Calenda, ha immediatamente risposto il Governo con la voce del ministro per le Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso. Sul dossier Pirelli “ovviamente il governo è attivo e vigile, nell’ambito della procedura della golden power che è stata già realizzata; è stato in campo da subito, anche alla luce dei provvedimenti americani su cui stiamo molto attenti per le ricadute che possono avere su questa importante e significativa impresa multinazionale italiana, a cui garantiremo ovviamente come sempre, come già accaduto, il pieno sostegno del governo”.
E’ peraltro da tempo all’esame degli uffici Golden Power (ottobre 2024) la possibile violazione da parte di alcuni consiglieri Pirelli espressione di Sinochem, nonché suoi manager esecutivi, della prescrizione con cui il Dpcm mirava a garantire l’assenza di collegamenti organizzativi-funzionali tra il gruppo della Bicocca e l’azionista cinese, un procedimento che si sarebbe dovuto chiudere a febbraio.
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